Primi pianeti e supernove scoperti da Tess
Nell’agosto 2018 il satellite Tess della Nasa ha iniziato a fotografare il cielo con le sue quattro fotocamere alla ricerca di pianeti extrasolari con il metodo dei transiti, ovvero rilevando le minime differenze di luminosità della stella quando un pianeta vi transita davanti.
Finora Tess ha individuato più di 280 candidati esopianeti, di cui ne sono stati ora confermati 3 grazie a successive osservazioni con telescopi terrestri.
La prima scoperta confermata è un mondo chiamato Pi Mensae c, grande due volte la Terra ma con una massa quasi 5 volte superiore e una temperatura superficiale di oltre 900 gradi. Ogni sei giorni, il pianeta orbita da vicino una stella simile al Sole, situata a circa 60 anni luce.
Il secondo è LHS 3884 b, un pianeta roccioso grande un terzo in più della terra ma di massa ancora sconosciuta che si trova a circa 49 anni luce nella costellazione dell’Indiano. Compie un’orbita in 11 ore, così vicino alla sua minuscola stella da formare probabilmente pozze di lava fusa sul suo lato diurno.
Il terzo pianeta confermato, HD 21749 b, è circa tre volte la dimensione della Terra e 23 volte la sua massa, orbita ogni 36 giorni attorno a una stella un po’ più piccola del Sole e ha una confortevole temperatura superficiale di circa 150 gradi. Secondo i ricercatori potrebbe essere un pianeta di acqua o avere un qualche tipo di atmosfera consistente.
Nel primo mese di operatività Tess ha visto apparire molti altri fenomeni transitori, come comete, asteroidi, bagliori stellari, e anche 6 supernove esplose in lontane galassie, che sono state immediatamente puntate da una schiera di telescopi terrestri.
Scoprendo in un solo mese lo stesso numero di supernove che la storica missione Kepler aveva osservato in quattro anni, Tess sembra molto ben avviato anche per questo tipo di studio.
Per gli scienziati è infatti cruciale cogliere i primi giorni della nascita di una supernova, un periodo in cui si concentrano i fenomeni fisici di maggiore interesse per la comprensione di queste esplosioni che, pur originandosi da una semplice stella, per un breve tempo possono superare in luminosità l’intera galassia.
Servizio di Stefano Parisini, Media Inaf