Un assaggio del cielo di LOFAR
Servizio di Marco Malaspina del 19.02.2019
Ha un nome semplice: LOFAR, acronimo per Low Frequency Array, ovvero una schiera di ricevitori a bassa frequenza – al di sotto dei 250 MHz. Ha anche un aspetto semplice, almeno in apparenza: a seconda della frequenza, pali piantati nel terreno o mattonelle quadrate di colore scuro, anch’esse poggiate sul suolo. Eppure i fenomeni che indaga sono fra i più complessi dell’universo, dalla formazione dei buchi neri supermassicci allo studio della reionizzazione, l’epoca durante la quale apparvero le prime galassie. E oggi vengono pubblicati i primi risultati scientifici d’un’indagine condotta su centinaia di migliaia di galassie. Un’indagine che ha coinvolto anche ricercatrici e ricercatori italiani. Ne parliamo con due di loro, Andrea Botteon del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, associato all’INAF-IRA, e Marisa Brienza dell’INAF-IRA.