Hubble continua a prendere un Granchio
Il 24 aprile 2019, per la ventinovesima volta il telescopio spaziale Hubble ha celebrato l’inizio della propria carriera celeste, avvenuto grazie al passaggio per l’orbita terrestre bassa offerto dallo Space Shuttle Discovery.
Come per i precedenti compleanni, i tecnici di Nasa ed Esa hanno scelto uno scatto commemorativo, puntando il telescopio su un obbiettivo suggestivo che Hubble aveva già ripreso 20 anni prima, contribuendo a svelarne la natura: la Nebulosa del Granchio Meridionale, situata a 7000 anni luce verso la costellazione del Centauro.
Da non confondere con la più famosa Nebulosa del Granchio, visibile nell’emisfero nord, la nebulosa è formata dall'interazione di una litigiosa coppia di stelle situate nel suo centro luminoso, una gigante rossa e una nana bianca. Trovandosi a corto di carburante nelle ultime fasi della sua vita, la gigante rossa perde i suoi strati più esterni di gas e polvere.
La nana bianca attrae questo materiale con la sua gravità ma non riesce a trattenerlo oltre un certo limite, superato il quale erutta la porzione indigesta con una potente esplosione che crea le bolle di gas e polvere a forma di clessidra che si distinguono nell’immagine.
Peraltro, la presenza di una bolla simile ma più piccola vicino al centro indica agli astronomi che la Nebulosa del Granchio Meridionale deve essere esplosa almeno due volte.
Dettagli che ora appaiono evidenti, ma non lo erano certamente trent’anni fa, quando quella che si riteneva allora una singola stella fu osservata dai telescopi terrestri dell’Eso in Cile, apparendo con la peculiare forma da cui le deriva il nome.
Oltre a fornirci un’immagine più chiara, grazie allo spettrografo di cui è dotato Hubble ha anche analizzato la composizione chimica della Nebulosa. La radiazione proveniente dalle stelle retrostanti fa brillare gli elementi chimici presenti in specifiche lunghezze d'onda della luce, colori caratteristici che permettono di identificare gli elementi stessi.
Ecco che in una stretta finestra rettangolare posizionata proprio lungo il centro della nebulosa Hubble ha isolato il bagliore specifico di idrogeno, zolfo, ossigeno e azoto. Elementi che, una volta disseminati nello spazio interstellare, saranno disponibili per le future generazioni di stelle e di pianeti, e magari anche per lo sviluppo della vita.
Servizio di Stefano Parisini, Media Inaf
Crediti video: NASA, ESA, STScI, L. Hustak, ESO/L. Calçada, M. Kornmesser
Musica CC: “Ascension”, Scott Buckley